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Ultimo aggiornamento: venerdì 12 giugno 2015
I FORTI DI ROMA
La storia delle fortificazioni di Roma si sviluppa nell’arco di ben ventisette secoli: dalle mura di Roma quadrata sul Palatino, tracciate nel VII sec. a.C., ai forti del campo trincerato realizzati sul finire del secolo XIX. I primi re di Roma fortificano, a similitudine di quanto fatto da Romolo sul Palatino, gli altri colli. Servio Tullio (578-534 a.C.) collega poi le singole mura perimetrali dei sette colli con una cintura continua: “l’aggere serviano”. . Il problema della difesa della capitale non si pone fino al 270 d.C., quando i Germani calano in Umbria e terrorizzano i Romani. L’imperatore Aureliano (270-275) si vede allora costretto a por mano alla costruzione di quelle mura che porteranno il suo nome. Dopo il saccheggio dei Vandali del 413 e quello dei Goti del 545, le mura restano abbandonate all’incuria degli uomini ed all’ingiuria del tempo, fino ai restauri effettuati dai papi Gregorio II nel 725, Gregorio III nel 731 e Adriano I nel 772. Leone IV, papa dall’847 al 855, sotto la minaccia dei saraceni edifica una cinta fortificata attorno al Vaticano (“la città leonina”). Dopo il sacco di Roma, Papa Paolo III commissiona ad Antonio Picconi da San Gallo (il Giovane) lo studio di una cinta bastionata: sono costruite le mura vaticane ed i baluardi dell’Aventino e dell’Ardeatino. Poi, dopo quasi un secolo, è realizzata la cinta gianicolense (1633-44), cinta che il Generale A. Fiorani definisce “monumento classico di fortificazione bastionata”. L’inasprirsi della relazioni politiche con tutta l’Europa, in special modo con la Francia, dalla quale si teme un attacco finalizzato alla restaurazione del potere papale e dello Stato Pontificio, porta nell’agosto del 1877 alla legge che dispone la realizzazione del campo trincerato di Roma. L’anno seguente diventa Ministro della Guerra il Generale del Genio Giovanni Battista Bruzzo: questi ordina la costruzione di opere permanenti in muro e terra, secondo il modello tedesco o prussiano allora in auge, con postazioni di artiglieria sulla fronte e sui fianchi. Si lavora con grande alacrità, tanto che alla fine del 1884 sono in fase di costruzione avanzata quindici forti e quattro batterie: i forti Monte Mario, Trionfale, Braschi, Boccea, Aurelia, Bravetta, Portuense, Ostiense, Ardeatino, Appia Antica, Casilina. Prenestino, Tiburtino, Pietralata e di Monte Antenne; le batterie Tevere, Acquasanta, Porta Furba e Nomentana. I forti hanno un’impostazione molto simile tra loro, si trovano ad una distanza reciproca di 2-3 Km e distano dalla città mediamente 3-4 Km. Lo sviluppo complessivo della nuova linea fortificata, misurata su di una poligonale, è di circa 40 Km. Le murature vengono eseguite con pietrame misto, laterizio, pietra di tufo, pietra di selce. Per le parti in vista, le volte e gli archi si impiega il laterizio e il calcestruzzo di selce. Tutte le opere distaccate, con l’eccezione delle batterie che sono situate in posizione arretrata, si dispongono su una linea, a una distanza dalle mura urbane variabile da tre a cinque chilometri e da uno a due chilometri tra loro. I prolungamenti di alcuni lati di un’opera risultano all’interno del campo trincerato, consentendo un soccorso reciproco dei forti nell’azione di fiancheggiamento. Le opere sono per lo più situate a cavaliere delle strade che conducono a Roma, ma non collegate tra loro. L’elaborazione progettuale delle fortificazioni del campo trincerato di Roma inizia, come già visto, nel 1871; l’esecuzione delle opere distaccate avviene tra il 1877 e il 1891; i nuovi tratti di cinta sono eseguiti tra il 1885 e i primi anni del Novecento. La progettazione generale è inizialmente diretta, tra il 1871 e il 1877, da Luigi Maraviglia. Al gruppo da lui coordinato si deve la progettazione definitiva e l’inizio dell’esecuzione dei forti Monte Mario, Braschi, Boccea, Aurelia Antica, Bravetta, Portuensa, Appia Antica. Sotto la direzione di Luigi Durand de La Penne, dal 1877 al 1855, vengono elaborati i progetti definitivi ed eseguita buona parte della costruzione dei forti Trionfale, Ostiense, Ardeatina, Casilina, Prenestina, Tiburtina, Pietralata, Monte Antenna e delle batterie Appia Pignatelli, Porta Furba, Nomentana. Il Forte Trionfale prende nome dalla via sulla quale si trova. Sbarra infatti la via Trionfale, che viene in questo punto deviata per dar luogo alla sua costruzione; e per lo stesso scopo si devono demolire alcune case del villaggio di S. Onofrio, al di là della chiesa, che dista poco più di trecento metri dal forte. La posizione si individua sul vertice del saliente formato dai lati del poligono del campo trincerato congiungenti la posizione del forte Braschi sulla sinistra con quella della Farnesina sulla destra. Le sue artiglierie battono con tiri diretti la via Trionfale, le alture antistanti e, con tiri indiretti, il passaggio del fosso di Acquatraversa alla valle dell’Inferno in cui molte zone costituiscono angoli morti nel campo visivo. L’altezza media di circa 12 metri che il forte ha sulla campagna circostante, assicura un’azione efficace sulle alture situate sul davanti del forte e del fianco destro. Quanto al fianco sinistro, poiché il terreno delle via Trionfale va sensibilmente abbassandosi in direzione del mare, l’azione dominante del forte si estende anche su punti lontani fino alla gittata massima dell’artiglieria.
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