Venezia - 18 luglio 1951 - Realizzazione del ponte del Redentore da parte del 2° rgt pontieri

 

Senza dubbio la festa più sentita dai veneziani è quella del Redentore.

Nel 1575 l’Italia fu investita da una tremenda epidemia di peste che dilagò nella città di Venezia per quasi due anni, mietendo quasi cinquantamila vittime. A seguito di altre epidemie analoghe, scoppiate in epoche precedenti, il Governo Veneziano, attraverso i Provveditori alla Sanità, aveva già fatto costruire due Lazzaretti (Lazzaretto Nuovo e Lazzaretto Vecchio) in un’isola della Laguna nel 1423 e nel 1468 ma, durante l’epidemia del1575, i due ricoveri erano talmente sovraccarichi che il Senato decretò che potessero sostare vicino all’isola delle grandi barche contenenti gli ammalati non ricoverabili nei lazzaretti.

Nel frattempo tutti i mendicati della città venivano arrestati perché erano gli individui più soggetti a contrarre il morbo a causa delle loro precarie condizioni igieniche. Anche loro vennero caricati su quasi duemila barche ancorate vicino ai Lazzaretti. Un altro ricovero utilizzato fu la Chiesa della Madonna dell’Orto. In città si inceneriva ogni cosa potesse avere avuto contatto con i malati, si purificava l’aria bruciando del ginepro che arrivava apposta dall’Istria e dalla Dalmazia, si obbligavano gli abitanti a restare chiusi in casa per otto giorni chiudendo i sestieri. Ma tutto fu inutile. Non sapendo più cosa fare il doge esortò il popolo a pregare e deliberò la costruzione di un tempio votivo dedicato al Redentore non appena la pestilenza fosse terminata. Il Governo affidò l’incarico ad Andrea Palladio. La sede scelta fu l’isola della Giudecca e la prima pietra fu posta il 3 maggio del 1577. La fine del morbo fu annunziata nel luglio dello stessa anno nella Basilica di San Marco e si decretò che la terza domenica di luglio fosse per sempre dedicata alla visita del tempio del Redentore. Si costruì allora un ponte di barche da Piazza San Marco alla Giudecca per far passare la processione ed il popolo al seguito, e così per ogni anno a venire.

La festa si svolge tuttora. Un tempo era preceduta da numerosi preparativi e a poco a poco si cominciò a festeggiarla sin dalla vigilia perché molta gente per paura di non trovare posto per le cerimonie prese l’abitudine di recarsi alla Giudecca sin dalla sera prima trascorrendovi la notte. Così sorsero cucine ambulanti per chi, sulla riva, nelle calli e nei giardini o nella barche, passava la sera e la notte in attesa delle cerimonie.
Diventò così la "Sagra del Redentore" o il "Redentor", dove famiglie intere del popolo o della nobiltà e gruppi di amici restavano alla Giudecca a mangiare, bere e fare festa, tutti assieme e per tutta la notte. Alle 23.30 inizia il gioco pirotecnico.

Il ponte di barche viene costruito ancora oggi, inizia dalle Zattere e, attraversando il canale della Giudecca, arriva proprio davanti al Tempio del Redentore.

(Dal sito www.ilovevenezia.com.)

Con la continuità di oltre 400 anni, dal primo ponte di barche, attraversato in pellegrinaggio da Sebastiano Venier nel 1585, la tradizione è sempre stata rinnovata. Solo nel 2002 si è passati alla moderna struttura galleggiante riutilizzabile che collega le due sponde del canale della Giudecca.

Il nuovo ponte votivo sostituisce il “Bailey” su barche. Il materiale da ponte Bailey, di provenienza inglese, abbandonato dagli alleati al termine del secondo conflitto mondiale, fu acquisito dal genio militare e impiegato, in innumerevoli interventi di pubblica utilità, ancora oggi.

Il reggimento genio pontieri ha assemblato il ponte lungo 350 metri, come esercitazione militare, in occasione della festa del Redentore a Venezia, per cinquant’anni.

Nel filmato seguente, prodotto dall'Istituto Luce il 18 luglio 1951, vediamo il reggimento genio che realizza, per il secondo anno, il ponte del Redentore.

 

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